DUE PASSI NELL’ARTE
Antonio Canova – Paolina Borghese
L’Europa del XVIII e XIX secolo ci offre uno dei momenti più ferventi dal punto di vista economico, politico e culturale. La rivoluzione filosofica promossa dagli Illuministi porta con sé un nuovo modo di comprendere l’uomo e l’insegnamento, non più unicamente votato all’apprendimento e all’applicazione di regole prestabilite, ma votato alla formazione di un individuo che nega i dogmi, applica il metodo empirico e non conosce limiti. É una rivoluzione sociale. Si moltiplicano gli istituti laici e vengono ristrutturate le Accademie, poiché conoscere e educare al bello diventa parte fondamentale del processo di apprendimento.
Le teorie artistiche che si diffondono in questo vivace periodo sono tutte votate al superamento di canoni estetici tipici del Rococò, in favore di una ripresa dei modelli antichi, questo periodo viene indicato con il termine Neoclassicismo. L’antichità classica viene studiata non solo nella forma, ma sopratutto nei principi e valori che vengono imitati, prendendo come fonte primaria e assoluta la natura. La passione per l’antico viene vissuta anche attraverso una nuova pratica, che coinvolge i giovani rampolli e che si diffonde rapidamente, con derive infine più commerciali: il Grand Tour. Gli studenti delle Accademie e i giovani aristocratici in generale affrontavano lunghi viaggi alla scoperta dei resti delle civiltà antiche, meta prediletta sicuramente fu Roma. Anche Napoli assunse un ruolo chiave a seguito dell’avvio degli scavi archeologici che, nel prima metà del Settecento, portarono alla luce i siti di Pompei ed Ercolano.
Antonio Canova è figlio di questo grande periodo di rinnovamento e riceve in eredità questo gusto per l’antico, oltre al fardello del grande confronto con esso. Nasce a Possagno, ma si forma e lavora a Roma fin da giovane età, a seguito di un breve periodo alla bottega di Torretto a Venezia. Legato alle teorie neoclassiche sviluppate da Winckelmann, con il quale avrà modo di confrontarsi grazie all’intercessione di Gerolamo Zulian, suo ospite, trascorre le giornate studiando le collezioni pubbliche e private, i monumenti capitolini e giunge infine a Napoli, luogo in cui può ammirare il Cristo Velato, opera straordinaria realizzata per mano di Giuseppe Sanmartino. Tornato a Roma comincia a lavorare all’opera Teseo che siede sul Minotauro, manifesto della sua poetica.
Fu proprio Roma la città che nel corso dei decenni gli assicurò numerose commissioni, anche a seguito dell’affermazione di Napoleone. L’opera presa in analisi è proprio il ritratto di Paolina Borghese, sorella di Napoleone, nelle sembianze di una venere vincitrice, realizzata tra il 1804 e il 1808. L’opera in marmo, ospitata alla Galleria Borghese, mostra una giovane e bellissima venere, distesa su di un’agrippina, nella mano sinistra reca un pomo (una mela) chiaro riferimento alla vittoria nella vicenda che vede Paride costretto a scegliere la più belle tra le dee. Il busto è nudo, solo un leggero velo le copre fianchi e natiche, in una sorta di accenno di pudicizia. L’immagine di Paolina è naturalmente sublimata, omaggiata dal confronto con Afrodite, la dea dell’amore. L’opera in marmo è ricoperta da una patina di cera che rende il materiale inerte umano, caldo e palpabile. Gioielli adornano la pelle e le chiome raccolte in acconciatura curata.
L’opera conservata alla Gypsotheca di Possagno è invece realizzata in gesso, essa riprende le dimensioni reali del marmo ed è caratterizzata dalla stessa cura nella definizione dei dettagli. Canova aveva al proprio fianco una bottega che gli permetteva di portare avanti il lavoro, ma la definizione dei dettagli è sicuramente realizzata per mano del maestro. La tecnica prevedeva la realizzazione di un modello in gesso puntellato con dei piccoli chiodini in bronzo – le repères – utili al momento della realizzazione dell’opera marmorea. Le repères infatti fungevano da punti chiave nel momento in cui si procedeva alla realizzazione della scultura in marmo, attraverso l’utilizzo del compasso infatti era possibile riportare misure e proporzioni studiate con precisione nel modello in gesso.
Paolina è parte della collezione di gessi visitabile alla Gypsotheca, voluta e realizzata dal fratellastro Giovanni Battista Sartori nella città natale di Canova, Possagno. Una vera e propria basilica, la cui sacralità traspare, ad unica navata con copertura a botte cassettonata, tre aperture illuminano il corridoio lungo il quale sono disposte le opere. Il complesso venne ampliato nel 1955 per opera di Carlo Scarpa, architettura antica e contemporanea si fondono in un’ambiente unico e fortemente suggestivo.
Federica Colle